Il licenziamento è valido se avviene per giusta causa o per giustificato motivo.
Questo è quanto recita l'articolo 18 della costituzione dei lavoratori in Italia.
Wiki :
"Il lavoratore può presentare ricorso d'urgenza e ottenere la sospensione del provvedimento del datore fino alla conclusione del procedimento, della durata media di 3 anni.Ho preso alcuni stralci da varie testate giornalistiche, secondo me i passaggi più importanti oltre all'articolo 18 riguardano il <<Contratto unico>> trattato in special modo dalla Stampa, se fosse davvero funzionale sarebbe la soluzione migliore, a mio modesto parere .
Il giudice, in assenza dei presupposti di " Giusta causa " o " Giustificato motivo " può dichiarare l'illegittimità dell'atto di Licenziamento e ordinare la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. In alternativa, il dipendente può accettare un'indennità pari a 15 mensilità dell'ultimo stipendio, o un'indennità crescente con l'anzianità di servizio.
Nelle aziende che hanno Fino a 15 Dipendenti, se il giudice dichiara illegittimo il licenziamento, il datore può scegliere se riassumere il dipendente o pagargli un risarcimento. Può quindi rifiutare l'ordine di riassunzione, conseguente alla nullità del licenziamento.
La differenza fra riassunzione e reintegrazione è che, nel primo caso, il dipendente perde l'anzianità di servizio e i diritti acquisiti col precedente contratto (tutela obbligatoria)."
Corriere della sera
Nei quindici anni passati il mercato del lavoro italiano è diventato molto più flessibile: il risultato, con buona pace di chi pensa che più flessibilità significhi più disoccupazione, è che (almeno fino all’inizio della crisi, che comunque passerà) molte più persone lavorano. Il guaio è che la maggior flessibilità è stata ottenuta imponendo un costo elevato ai giovani, mentre i lavoratori più anziani continuavano ad essere protetti da contratti a tempo indeterminato. E, se occupati in imprese con più di quindici dipendenti (ecco un altro fattore di iniquità), protetti anche dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che ne sancisce l’illicenziabilità per motivi economici. E se poi la loro azienda è in difficoltà li soccorre la cassa integrazione, un istituto sconosciuto alla gran maggioranza dei giovani.
Borsaitaliana
Dobbiamo ridurre gli abusi che si verificano all`ingresso nel mercato del lavoro, con i contratti ripetuti a tempo determinato, lo scandalo delle partite Iva aperte da falsi autonomi, in realta' veri dipendenti: abusi che producono effetti micidiali, patologie che sarebbe molto utile affrontare.
L'articolo 18 per Angeletti non si tocca: "Assolutamente no. Purtroppo si continua a parlare di questo per evitare temi piu' seri, la cui soluzione e' meno semplice e piu' costosa: parlo delle ristrutturazioni aziendali, innanzitutto, e' su questo che dovremmo concentrarci. I sindacati sono spesso accusati di essere vecchi, conservatori, di tutelare chi e' gia' tutelato: a tutti i detrattori suggerisco di domandarsi, nel caso di aziende in crisi costrette a licenziare, quali dovrebbero essere i criteri decisionali e chi se ne dovrebbe far carico, e con quale meccanismo verrebbero tutelati questi ex lavoratori.
Repubblica
"Affronteremo tutti i problemi. Anche quello della flessibilità in uscita. E vi sorprenderemo". Corrado Passera
Ad agosto la Bce (la Banca centrale europea, ora presieduta dall'italiano Mario Draghi) aveva indicato tra "i compiti a casa" anche quelli di superare, da una parte, il dualismo nell'attuale mercato del lavoro italiano, e, dall'altra, l'anomalia del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.
E' stato Vittorio Colao, amministratore delegato della Vodafone, a sollevare la questione a Davos. Il manager italiano trapiantato a Londra ha ricordato che un gruppo come il suo può decidere dove aprire un call center. Può installarlo in Italia, oppure in Egitto, per esempio. Dipende dalle condizioni, dagli eventuali vantaggi fiscali, dalle potenzialità della manodopera, e dalla possibilità di programmare con certezza i costi che riguardano anche la flessibilità in uscita
L'articolo 18 non sarà toccato per i lavoratori che oggi ne sono tutelati. Questa, ormai, sembra una certezza. E Monti l'ha detto anche nel suo discorso programmatico in Parlamento. Cgil, Cisl e Uil, inoltre, non potrebbero mai far passare una riduzione delle protezioni per chi le ha, tanto più che si tratta di una quota di lavoratori che costituisce la maggior parte dei loro iscritti, gli stessi che hanno già subìto il superamento delle pensioni di anzianità e l'allungamento dell'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia.
Con un articolo 18 dimezzato, le aziende non avrebbero più l'alibi secondo il quale non si può assumere perché poi sarebbe impossibile sciogliere il vincolo con il lavoratore. I sindacati potrebbero accettare un meccanismo che già oggi si adotta per i lavoratori delle piccole imprese nelle quali, appunto, l'articolo 18 non si applica, e questa potrebbe essere una prima pietra per avviare l'uscita dalla precarietà dei giovani. A nessun lavoratore attualmente occupato verrebbe tolto un diritto. E il governo risponderebbe alle richieste della Bce.
Ansa
+++PDL+++
ARTICOLO 18 - Nessun tabù. Secondo l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi l'articolo 18 è, tra l'altro, una delle cause della disoccupazione giovanile.
CONTRATTO UNICO - Il Pdl è d'accordo e chiede di trasformare l'apprendistato nel contratto prevalente con cui accedere al mondo del lavoro.
AMMORTIZZATORI SOCIALI - Bene la riforma. No al salario minimo garantito, che per il partito ha effetti demotivanti, sì all'estensione dell'assicurazione obbligatoria ai settori non coperti.
+++PD+++
ARTICOLO 18 - Nella fase di ingresso, se il lavoratore viene licenziato è prevista una compensazione monetaria crescente in base alla durata del lavoro mentre, una volta che il contratto diventa a tempo indeterminato, sì all'art.18.
CONTRATTO UNICO - Contratto di ingresso per i giovani, di reingresso per chi ha perso il lavoro e limitazioni all'utilizzo dei contratti a tempo determinato.
AMMORTIZZATORI SOCIALI - Indennità di disoccupazione universale e estensione di malattia, ferie e infortunio. Contrasto delle 'dimissioni in bianco' e universalizzazione dell'indennità di maternità.
+++IDV+++
ARTICOLO 18 - Rivedere questo capitolo, per l'Idv, è solo un'operazione ideologica. Non c'é un'azienda, afferma il responsabile Lavoro Maurizio Zipponi, che dica di aver ridotto la produzione per questa ragione.
CONTRATTO UNICO - Il contratto prevalente deve essere a tempo indeterminato; in alternativa l'apprendistato, che va reso più accessibile, più veloce e più conveniente.
AMMORTIZZATORI SOCIALI - No alla proposta Fornero. Introdurre aiuti per coprire i vuoti contributivi fra un lavoro e l'altro. Le risorse possono arrivare dalla lotta all'evasione contributiva.
+++TERZO POLO+++
ARTICOLO 18 - Affrontare il tema senza tabù ma "il problema reale - dice Gianfranco Fini - è il dramma degli imprenditori che non assumono più i giovani".
CONTRATTO UNICO - Ok. Linda Lanzillotta (Api) vede nella disparità tra chi è dentro e chi è fuori il mondo del lavoro" una "incrostazione da superare".
AMMORTIZZATORI SOCIALI - Per Pier Ferdinando Casini "vanno salvaguardati".
+++LEGA NORD+++
ARTICOLO 18 - Per il Carroccio non è una priorità ed eliminarlo non crea lavoro. Si dovrebbe piuttosto pensare a diminuire la pressione fiscale.
CONTRATTO UNICO - La Lega propone piuttosto di far costare di meno i contratti a tempo indeterminato. Sì alla flessibilità mansionale e di orario per il datore di lavoro per i primi tre-cinque anni. AMMORTIZZATORI SOCIALI - Si può mettere mano alla questione ma tenendo conto della crisi. No al reddito minimo di cittadinanza.
La stampa
Il riferimento è all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori del 1970. Prevede che nelle aziende con più di 15 dipendenti chi venga licenziato senza «giusta causa» abbia diritto al reintegro e non solo a un’indennità economica. L’articolo 18, è bene ricordarlo, non disciplina di per sé il licenziamento senza «giusta causa» dal quale i lavoratori a tempo indeterminato sono invece tutelati in base alla legge 604 del 1966 sui licenziamenti individuali. Il deterrente, per le aziende, non è il risarcimento economico ma l’obbligo al reintegro.
Oggi esistono oltre 40 tipologie di contratto atipico: un delirio. Il che vuol dire anche che durante la crisi la stragrande maggioranza delle persone mandate casa dalle aziende sono i precari e dunque i giovani, come segnala l’Istat.
Contratto Unico
È stato inventato dieci anni fa da due economisti, Tito Boeri e Pietro Garibaldi e ripreso, con alcune modifiche, dal giuslavorista e senatore Pd Pietro Ichino. Nel frattempo ci sono una mezza dozzina di proposte di legge che giacciono in Parlamento e ruotano attorno alla stessa idea. Il contratto unico è un contratto a tempo indeterminato ma con tutele crescenti. O, detto all’inverso, è un contratto che estende l’attuale periodo di prova previsto per tutti i contratti a tempo indeterminato da tre mesi a tre anni.
Per chi firma un contratto unico l’articolo 18 viene sospeso per i primi tre anni nel caso della proposta Boeri/Garibaldi; nel progetto firmato da Ichino, più radicale, il diritto al reintegro viene riconosciuto solo dopo vent’anni. In questo caso, l’articolo 18 è quasi annullato.
Elsa Fornero ha sempre ammesso che punta a una soluzione del genere per mettere ordine nella giungla dei contratti atipici e per aiutare i giovani a riconquistare una prospettiva per il futuro. Nelle indiscrezioni delle scorse settimane si parla della possibilità che il governo Monti metta a punto una proposta che ricalchi l’ipotesi più «soft», quella targata Boeri/Garibaldi. Dai 48 contratti attuali si scenderebbe a 4 o 5.
i sindacati sono contrari al contratto unico...
Susanna Camusso, la leader del sindacato di Corso d’Italia, che in vista del tavolo con il governo sulla riforma del mercato del lavoro che si apre oggi ha detto che «ci piacerebbe discutere con qualcuno che lo conosca per averlo frequentato ogni tanto» .
Bisogna sempre dire che un sistema infallibile non esiste, perchè dipende da tantissimi fattori, come lo situazione economica, il livello di occupazione, il PIL e tante altre cose .
Per l'Italia io non so quale sia la migliore soluzione, il contratto unico come già detto mi piace, a patto che non crei situazioni più precarie, per il resto c'è anche da dire che solo da noi esiste "l'articolo 18", negli altri paesi UE e negli Stati Uniti , la flessibilità lavorativa è alla base del loro sistema economico e funziona, anche se ha tutti i suoi difetti come possiamo ben vedere in questi giorni .
Il problema più grave si presenterebbe quando si va a chiedere un mutuo, visto che se il contratto a tempo indeterminato non ti "protegge" e "garantisce" più , le banche saranno meno disposte a concederne, oppure potrebbero fare dei tassi molto alti, come infatti avviene negli altri Paesi .
Ho sentito persone che potrebbero andare in pensione pagandosi i restanti contributi con metà della liquidazione percepita , solo che sono costretti a continuare a lavorare per poter mantenere i figli o per fare da garanti nella richiesta di prestiti e mutui.
Questo di fatto comporta che molta gente tarderà ad andare in pensione a discapito dei giovani, che così non avranno la possibilità di trovare un lavoro .
Spero solo che questi "Tecnici" facciano bene il loro lavoro dando una vera speranza a noi giovani per un futuro di meritocrazia e tutela del lavoro formativo .
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